La via del fundraising per la trasformazione digitale

La via del fundraising per la trasformazione digitale

Sto leggendo un libro (trovi il link a fine articolo) che mi ha ispirato enormemente e voglio spingerti ad acquistarlo per migliorare il tuo lavoro nella tua organizzazione non profit. Partiamo così:

La sfida del fundraising non è tecnologica, digitale o mediatica ma di fiducia.

La tecnologia del fundraising ogni giorno produce novità, la creatività lascia posto all’ingegneria e quando ci si immerge nelle metriche e nelle valutazioni quantitative, i tassi di conversione prendono il posto alla progettazione di esperienze. 😵‍💫

Inseguendo il lead, noi fundraiser ci accorge di quanto arzigogolata risulti la via che porta un donatore a ottenere il valore che gli proponiamo.

Tendiamo sempre di più a far diventare le ONP progressivamente burocratiche e autoreferenziali tentando di costruire processi di fundraising con l’ottica easy-to-raise (anche se poi diventano Easy to Love but Hard to Raise).

Il fundraising sa che i concetti stessi di segmento di raccolta fondi, di personas, di donor journey sequenziale, servono solo ad allinearci un po’, ma sono uno stratagemma di cui siamo consapevoli. I micro-momenti di interazione ci svelano continuamente necessità nuove del donatore.

La standardizzazione su cui si è fondata l’efficienza delle organizzazioni diventa il nemico.

Il fundraiser sa che ogni donatore fa gioco a sé nella costruzione del suo peculiare processo di adozione della nostra richiesta di donazione.

Fino a qualche tempo fa, in ONP costruite per ripetere gesti sempre uguali con un approccio senza esitazioni o dubbi, sembrava impossibile superare l’apparente insostenibilità di questa estrema customizzazione,.

Gli strumenti dell’inbound, di automation e gli esperimenti del growth hacking consentono ora una “efficienza senza standardizzazione” non possibile prima.

Dobbiamo ricostruire la storia per ogni donatore e indagare i margini, dobbiamo imparare dagli estremi perché è li che si celano i cambiamenti di cui essere costantemente ricettivi.

Trasformazione Digitale

La caratteristica principale della trasformazione digitale è la non linearità. Ogni micro-innovazione digitale, eleva esponenzialmente il numero delle successive e la pervasività di tali effetti porta a un’accelerazione dei cambiamenti sociali.

Non basta cambiare l’approccio da una visione, non si tratta solo di portare all’interno della ONP una cultura della sperimentazione, si tratta di agire con una capacità operativa mettendo in piedi un processo continuativo, veloce, focalizzato e agile di esplorazione.

La trasformazione digitale non può essere considerata solo il nuovo sito web, l’ultimo post su Facebook o la digitalizzazione di un servizio esistente. È invece:

la velocità del cambiamento dei comportamenti che l’adozione della tecnologia sta generando.

Per trasformare digitalmente è necessario rivedere il proprio modello operativo, stimolare nuove pratiche, aumentare la trasparenza delle comunicazioni interne, modificare il sistema di feedback. Prima di trasformare digitalmente è pertanto necessario abbattere i silos aziendali e riadattarli.

È necessario adottare una cultura della collaborazione che parta dall’alto, al fine di dare direzione e di aprirsi a trasformazioni strutturali, non solo digitali. I nuovi processi d’interazione devono integrarsi con il modello operativo esistente a cui non resta che trasformarsi.

Cambiamenti tecnologici

Tra i motivi contingenti che candidano il fundraising a guidare le organizzazioni non profit sempre più immerse in contesti di cambiamenti tecnologici, ci sono:

  • familiarità con l’adozione della tecnologia
  • attitudine al cambiamento in tempo reale
  • mindset centrato sulla raccolta e l’analisi dei dati
  • relazione con il design
  • ottimizzazione delle risorse

Per fare tutto questo, sono necessarie fluidità e flessibilità. Non strategia dunque ma visione e cultura, garanti di coerenza e dinamicità.

Ho scritto questo articolo copiando (quasi per intero e adattando i concetti al fundraising), le prime pagine di un memorabile libro scritto da Marco Cordioli con la collaborazione di Miriam Bertoli, Enrico Marchetto, Mirco Pasqualini e Stefano Schiavo: La via del marketing per la trasformazione digitale

Il libro lo devo ancora finire ma sono sicuro che, oltre ad essere un incredibile lavoro di stratificazione e studio, possa essere davvero utile a tutta la “industry” del non profit che ha un’enorme necessità di assimilare questi concetti. Grazie Marco!

P.S. (se non lo acquisterai, rischi di perdere il miglior libro scritto per il prossimo futuro del fundraising)

Credits immagine FreePik

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