Fundraising e digitale: previsioni, tendenze e riflessioni per il 2020

Fundraising e digitale: previsioni, tendenze e riflessioni per il 2020

Gennaio 2020, sono in India per la 7° tappa del progetto Tree Aroun ME e mi sto per trasferire nelle Filippine. L’anno scorso avevo scritto un articolo simile sulla mia visione di fundraising e digitale per il 2019 e oggi, volevo aggiornare quelle riflessioni con una consapevolezza maggiore di quello che vedo intorno al mondo della raccolta fondi e del digitale.

Ho preso spunto e ispirazione da alcune conferenze, video, libri e articoli che trovi segnalati in fondo a questo articolo.

Come in tutti gli ambiti, anche nel fundraising non ci sono verità assolute (sia digital che no) ma prosegui nella lettura e fammi sapere se hai trovato spunti interessanti e cosa ne pensi di questi trends e riflessioni.

In primis ricordiamo questo: “Digitale non è tecnologia“.

Con il digitale, cambia il modo in cui interagiamo con le persone e percepiamo valore. Oggi, nel 2020 nessuno può permettersi di pensare che il fundraising non sia cambiato, stiamo vivendo uno dei periodi più innovativi della storia, cambiamenti che avvengono a ritmi esponenziali grazie a tecnologia e interconnettività.

Questi progressi stanno velocemente e profondamente cambiando il modo di fare fundraising con implicazioni fondamentali per le strategie delle organizzazioni e i modelli di raccolta. L’incrocio fundraising-tecnologia cambia i parametri di gioco, abbatte i confini fra settori, impone nuove politiche di alleanza, esige modelli di innovazione diversi cui nessuno può sottrarsi. Progetto che fai, persone che ispiri, mondo che crei

L’approccio del fundraising “vecchia scuola”:

  1. creazione di una campagna
  2. identificazione di un pubblico “target”
  3. azioni push per spingere ciò che stai facendo

non funziona più. È una forzatura.

Oggi è necessario «digitalizzare l’organizzazione» mantenendo vivo l’asset principale di raccolta (chiaramente per la sostenibilità dell’ente) e sviluppando azioni nel nuovo contesto digitale. Fare fundraising oggi significa essere un consulente interno che deve possedere nozioni tecniche, pensare globale, disegnare strategie, dominare la tecnologia, sapersi interfacciare a tutti i livelli e dialogare con i creativi.

Un piano di digital fundraising deriva correttamente da un piano di fundraising, ma ne è sempre reattivo o adattivo. Non sono mai le opportunità digitali a dettare il suddetto piano.

Trasformazione digitale

La digital transformation rappresenta quindi, un cambiamento culturale che spinge le organizzazioni a sfidare continuamente lo status quo, sperimentare e sentirsi a proprio agio con gli strumenti digitali.

Precisazione:

Lo strumento non è strategia

La digital transformation, comporta in definitiva, un vero e proprio cambiamento di leadership, perché è un modo di pensare diverso, che apre a nuovi modelli di fundraising e ad un maggiore utilizzo della tecnologia per migliorare l’esperienza dei collaboratori, dei donatori, dei partner e di tutta l’organizzazione.

La digital transformation comporta anche un modo nuovo di fare branding. Capire come fare branding oggi è semplice: si è ciò che si dice e quello che si mostra di apprezzare. Tutto qua.

Chiunque lavori in comunicazione deve essere talmente resiliente e adattivo da cambiare più velocemente di un mercato che va a velocità folle.

L’utente online non è un animale strano, non si devono elaborare magici artifici o fare post in formati innovativi per far giungere alla donazione.

Qualcuno si è mai chiesto se l’online è un luogo di acquisition ed engagement ma non di revenue?

La definizione degli obiettivi è l’oggetto del contendere in molte strategie digitali. Ha senso distinguere con chiarezza tre obiettivi principali, perseguibili con una qualsiasi azione in rete:

  1. Aumento di notorietà (awareness)
  2. Lead generation (acquisition)
  3. Generazione di donazioni online/offline

Non si deve investire nella destinazione ma sul processo.

  • Quanto tempo ti fermi sul monte Everest?
  • Quanto impieghi per prepararti?
Riprendo e rielaboro da Marketing Agenda (Libro scritto dal mitico Giorgio Soffiato che consiglio di divorare)

Redesign delle organizzazioni

Definire chi sia l’owner dei processi di fundraising, comunicazione e innovazione è fondamentale. L’esperienza sul campo insegna che non bisogna essere troppo technology driven piegandosi ai dettami del software di turno o vanity metrics driven, con l’ossessione di portare i «mi piace» alla pagina Facebook.

I 3 silos che spesso caratterizzano una organizzazione moderna, cioè Fundraising, IT e CRM, dovrebbero fondersi in un unico ufficio chiamato Donor Experience.

CHI SERVE AD UNA ONP PER FARE DIGITAL FUNDRAISING

  1. Copy – Content Editor – Social Media manager
  2. SEO Specialist – SEM Specialist – Web Analyst
  3. Web Designer – Web Developer – Web Master

Lasciando fuori la parte grafica e Video

Una soluzione potrebbe essere quella di partire dalle tre parole chiave del fundraising ai tempi del digitale:

  • Contenuti
  • Performance
  • Web Design

Si sceglierà poi di dominarne una per intero, trattenere in casa una seconda affidandola a qualcuno con attitudine, diverso per competenze ma affine per mentalità, e magari ci si rivolgerà all’agenzia o al consulente per il terzo punto mancante.

In questo scenario tecnologico è necessario, certamente investire sullo sviluppo di nuove figure professionali, ma anche ri-pianificare le tradizionali soft skill in chiave digitale.

Quali sono le differenze tra ieri e oggi?

Una parola sola: complessità.

Forse il futuro del Fundrasing passa anche dall’apofenia ossia la percezione spontanea di connessioni significative tra fenomeni che non hanno alcuna relazione tra loro. Buon 2020 fundraiser!

Professionisti che seguo e da cui ho preso spunto per scrivere questo post

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